Terza lettera al non assicurato
Ognuno si consideri come servo di se stesso e amministratore del proprio tempo e denaro.
Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato.
Il mio giudice è il mio operato!
Non vogliate perciò nulla prima del tempo, fino a quando il Risultato verrà.
Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà dalla Conoscenza il giusto risultato.
Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio per me,
per vostro profitto, perché impariate da ciò che è scritto, senza gonfiarmi d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro.
Chi dunque ti dà questo privilegio?
Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?
E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?
Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; siete già diventati re.
Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi.
Ritengo infatti che la Conoscenza abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli ignavi e agli uomini.
Noi stolti a causa della Conoscenza,
voi sapienti nel sentito dire; noi deboli,
voi forti; voi onorati, noi disprezzati.
Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati benediciamo;
perseguitati sopportiamo;
calunniati confortiamo;
siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, per riflettere.
Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio.
Ma da voi verrò presto, mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare.
Il regno della Conoscenza infatti non consiste in parole, ma in risultati.
Che cosa volete?
Devo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d’animo?
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